Il progettino

Voi il post e io le foto.

2005-05-03

Come profumo Iris



Un inedito della Scribacchina

Sotto le ruote del treno, pezzi di metallo senza sbavature, sento delle piccole batterie. Ci sono delle spazzole che marcano un ritmo orizzontale. Fuori, linee e linee in una prospettiva parallela; dove portano, non lo so. Nessun punto di fuga: è piuttosto l’arrivo lì lontano, che mi tenta. Ti scrivo questa lettera con frasi prese dai miei movimenti; in sottofondo, il giornale aperto, un lieve odor di umanità, trillare di telefoni, presenza di valigie e di corpi che mi disturbano nella loro materia. Il tuo sorriso un po’ arreso un po’ triste mi va dal ricordo alle mani, e lì sta come sapone, iridescente bolla che formo e riformo intorno a me. Quei tuoi gesti crostacei, che seducono insieme me come carnivora e me come venusiana; provo a scomporli in unità semplici, fino al puro rapporto umano non mediato dal rumore che fanno gli altri intorno a noi, con noi, prodotto delle loro operazioni matematiche in cui a volte siamo infinito e a volte zero. Scendo e mi fermo un secondo a guardare il travertino, una pagina bianca scritta e riscritta dal tempo e dalle attese, e so di aver scritto anch’io dei nomi, che poi ho lasciato cancellare e ricoprire nella cruda luce di tante mattine. Ho un momento di défaillance. A chi appartengo? La stazione è vuota. Tra i binari rotolano pezzi di carta, erbacce strappate. L’orologio imperioso fuoriesce dal mio maglione disegnando una sezione di arco fino ai miei occhi distratti: riflette il sole, per me. Ti lascio con un abbraccio immaginato, nuvola di calore che si disfa contro i pilastri, sulle panchine, e che non ritroverò più...
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