Il progettino

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2005-05-03

77: Le gambe delle donne



Un inedito di Criscia.

A me le donne piacciono troppo, soprattutto le loro gambe, c’è poco da fare. Poi, con la scusa del lavoro, grazie al quale viaggio parecchio, ne conosco veramente tante e di vari paesi e culture differenti. E la cosa mi eccita ancora di più. Per carità, non è che vorrò continuare tutta la vita così, e sono sicuro che prima o poi troverò quella giusta, il mio angelo del focolare per intenderci, ma adesso non ne avrei comunque il tempo per coccolarne una solamente e dedicarmi a lei e basta. I giorni che passo nella mia città, in Italia, sono assai pochi, e quale donna sarebbe contenta di vedere il proprio uomo così poco? Almeno mi giustifico pensando a questo. E nel frattempo mi godo i miei anni migliori divertendomi il più possibile. E come non divertirsi quando si ha davanti la mia giapponesina preferita? Naoko si chiama. E’ piccolina, come tutte le giapponesi del resto, ma per fortuna non ha le gambe storte come la maggior parte di loro, il seno invece è decisamente di dimensioni ridotte; questo sì che rientra nei perfetti canoni giapponesi. Ma Naoko è speciale. Non parlo di come fa l’amore, di questo potrei parlarvi per ore, ma me lo tengo per me. Alla fine non sono mica un uomo da bar. Lei mi piace per quel sorriso sbarazzino che ha. Pur avendo 26 anni, sembra ne abbia 18 e ama vestirsi con quanti più colori possibili. Anche la prima volta che entrai in camera sua rimasi sorpreso; è piena di dipinti coloratissimi fatti da lei, le tende sono azzurro cielo, il copriletto è giallo, tiene poi una libreria in cui i libri sono divisi secondo il colore delle copertine. E poi quel suo odore inconfondibile di muschio bianco che si sente appena il mio viso si appoggia sui suoi cuscini. Tempo fa mi è anche venuta a trovare qui in Italia e siamo stati davvero bene.
Poi ci sarebbe da raccontare di Sarah, una bellissima tedesca di 24 anni. Oppure potrei parlare di Ester, una francesina niente male, anzi una figa a dire il vero, di quelle che ti giri per la strada per guardarle il culo e le gambe perfette. Invece vi parlerò di Giovanna, un’italo-brasiliana. Sua madre è di Pavia e suo padre brasiliano, per l’appunto. L’ho conosciuta in Francia, dove era ospite di alcuni amici per un breve periodo. E’ una ragazza veramente piena di soldi, nullafacente in quel periodo, e stava girando l’Europa in lungo e in largo. Abbiamo passato una settimana di autentica passione. La ragazza ci sapeva fare, come si suol dire. Sono stato così bene che, finito il lavoro lì a Parigi, le avevo proposto di venire un po’ con me in Italia. E la cosa era funzionata davvero. Avevo quasi l’impressione di aver trovato una ragazza speciale, con la quale stare veramente bene, non sono dal punto di vista fisico. Mio difetto, comunque. Spesso, annebbiato dai piaceri fisici, la donna che mi capita vicino mi sembra la migliore del mondo. In questo noi maschi siamo fessi assai. Ora vi racconto il resto: dopo pochi giorni la mia Giovanna se ne era tornata nel suo amato Brasile. Il saluto era stato un momento triste per entrambi, lei era in lacrime, anche io avevo un nodo alla gola e questo, ancora di più, mi aveva fatto credere di essere davvero affezionato a quella ragazza. Così a Natale avevo deciso di andare da lei per un po’. Conoscere il suo mondo e i suoi amici era un passo importante da fare. Già dai primi giorni la situazione non si era presentata così rose e fiori come immaginavo, non ero sereno come avrei voluto. Lei era strana, assente, quasi antipatica nel suo ambiente. I suoi amici li sopportavo ancora meno. Una massa di cretini, figli di papà, con case con piscina, genitori assenti e alcool dalla mattina alla sera. Aveva poi deciso di portarmi alcuni giorni da una sua amica. La situazione non era diversa: la casa era enorme, bellissima, con tutti i confort possibili, c’era un via vai di amici dalla mattina alla sera e io non ero a mio agio fra quelle persone. Giovanna mi filava poco, anzi, tendeva a troieggiare parecchio con chi le capitava vicino, poi era sempre con un bicchiere di qualcosa in mano e girava per la casa ridendo e starnazzando come una gallina. Quando ci si mettono le donne non sono poi tanto diverse dagli animali come vorrebbero farci credere. Un paio di volte avevo provato a prenderle il bicchiere dalle mani, e in tutta risposta avevo avuto una sua risata e una battuta del tipo: “che male c’è? Qui ci divertiamo così. Lasciati andare e divertiti”. Dentro di me pensavo che se fossi andato in un bordello non sarebbe stato poi tanto diverso. Cominciavo a mostrare segni d’insofferenza e fastidio. Però una sera, alzatomi dal letto per andare a bere qualcosa, avevo visto Giovanna addormentata sul divano. Mi sono così avvicinato per vedere da vicino le sue condizioni. La casa era un vero bordello. Una volta accostatomi al suo viso avevo sentito un gran tanfo di vino provenire dalla sua bocca. Il suo alito era pessimo. E poi, a dire il vero, vista così da vicino, in una postura più simile a quella di un rospo che di una donna, e con la bocca mezza aperta, non mi sembrava poi così bella come pensavo. All’improvviso non ci ho visto più e ho attivato il piano dell’ultimo minuto: la vendetta servita fredda. Mi sono guardato un attimo intorno e poi ho preso la mia decisione. L’ho presa tra le braccia e, delicatamente e con cura, l’ho adagiata nella cuccia del cane. Non c’era problema, la cuccia era abbastanza grande. Ci stava perfettamente. Fatto questo ho preso le mie cose e mi sono allontanato da quella casa. A mai più, Giovanna!
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