Il progettino

Voi il post e io le foto.

2005-05-03

Phoenix



Un post inedito di Alja - il mio commento fotografico.

Buio fitto nella stanza, le finestre aperte a lasciar entrare l’aria umida e salmastra che gonfia i capelli e si appiccica alla pelle. I rumori di una città ignota si mischiano alla musica di Philip Glass che esce fragorosa e a basso volume dallo stereo- parole in un dialetto incomprensibile e risate di ubriachi si fermano per un istante nello spazio vuoto, si posano appena sui libri accatastati sul tavolo e poi volano via come se niente potesse fermarle, nemmeno quest’aria pesante e calda. Le dita sfiorano le venature del legno e disegnano forme sconosciute- cercando di immaginare altre mani sullo stesso tavolo, altre sagome illogiche; i piedi nudi accarezzano la fresca compostezza del pavimento di marmo liscio e senza imperfezioni, cercando qualcosa che interrompa la calma di quella superficie senza scabrezze. Accanto alle mani mobili, una conchiglia bianca e scanalata che risalta nell’oscurità- carica di cenere e mozziconi invece che di una perla; una tazza blu alta e ancora tiepida al tatto. Volute di fumo salgono verso il soffitto seguendo percorsi prestabiliti a ritmo di musica; a tratti, prorompente, l’odore del mare che si insinua fra le case solo qualche strada più in là. Attesa trepidante di passi lievi nella via e rumore di chiave che gira nella toppa- attesa spasmodica di qualcosa di impreciso e indefinito come i capelli che sfuggono al nodo in cui sono raccolto e si disperdono nell’aria della notte.
Non so chi sono né cosa ci faccio qui- non so cosa sono diventata in questo tempo minuscolo e dilatato di insonnia e languore. Sono rinata all’improvviso dopo una piccola morte senza traumi- non conosco ancora la mia forma, la linea che mi disegna nuova fiammante: sono un organismo in divenire, un torso appena sbozzato. Ho dimenticato il mio passato, le mie idee precedenti, le sicurezze avventizie- ho spento la luce al neon che illuminava le mie pene e le mie gioie. Sono bruciata e le mie ceneri sono davanti agli occhi, nella conchiglia bianca sul tavolo- mi godo quest’aria nuova nella notte calda come se fosse la prima aria possibile nella prima notte del mondo. Inalo strascichi di parole altrui e note e sensazioni neonate e non mi chiedo cosa sarà con il solito cruccio, con la solita preoccupazione: adesso, l’importante è che sia.

Una foto per Pasta mista.
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